La storia di San Giacomo il Maggiore
Dal Vangelo secondo San Matteo 4,18 “Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettava la rete in mare, poiché erano pescatori. E disse loro: “seguitemi, vi farò pescatori di uomini”. Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono.
Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedeo, loro padre, riassettavano le reti. Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono.”
Di Giacomo il Maggiore sappiamo che era figlio di Zebedeo, pescatore in Betsaida, e di Salomé, nonché fratello di Giovanni l’Evangelista. Si pensa che la famiglia di Zebedeo fosse imparentata con la famiglia di Gesù, e che Giacomo fosse nato a Jaffa, vicino a Nazareth, sulle rive del lago Genesareth. Era pescatore, come i suoi fratelli Simon Pietro e Andrea.
La perseveranza di San Giacomo nella predicazione è testimoniata nel Codice Calixtino (XII secolo), libro fondamentale della tradizione jacopea, che lo qualifica come “santo di mirabile forza, benedetto nel suo modo di vivere, stupefacente per le sue virtù, di grande ingegno, di brillante eloquenza”.
Del resto, è un testimone speciale della vita di Cristo. Assiste nel Tabor alla Trasfigurazione; accompagna Cristo nell’orto di Getsemani; è testimone della resurrezione della figlia di Jairo. Dopo la crocifissione di Cristo, Giacomo il Maggiore, totalmente identificato con la dottrina del suo maestro, si convertì nel principale predicatore nella comunità di Gerusalemme, riscuotendo grande ammirazione per il fervore e la sincerità delle sue parole.
L’Apostolo dovrebbe aver realizzato – così almeno si pensa – il viaggio dalla Palestina alla Spagna in una delle tante navi commerciali che veleggiavano lungo tutto il Mediterraneo. Sbarcato nelle coste dell’Andalusia, proseguì la sua missione evangelizzatrice a Coimbra e a Braga, passando nel “Finis Terrae” ispanico, dove proseguì la predicazione. Gli viene attribuita l’evangelizzazione della “Hispania” e delle regioni occidentali, e se ne sottolinea il suo ruolo di strumento straordinario per la diffusione della tradizione apostolica: Beda il Venerabile, un erudito monaco inglese del VII secolo, indica con sorprendente esattezza il luogo della Galizia dove si troverebbe il corpo dell’Apostolo.
Ambrosio de Morales nel XVI secolo, nella sua opera il Viaggio Santo dice: “Salendo sulla montagna, a metà del fianco, c’è una chiesa dove dicono che l’Apostolo pregasse e dicesse messa, e sotto l’altare maggiore si protende sin fuori della chiesa una sorgente ricca d’acqua, la più fredda e delicata che abbia provato in Galizia”. Questo luogo esiste tuttora ed è chiamato “O Santiaguiño do Monte”.
Il ritorno in Terra Santa, si svolse lungo la via romana di Lugo, attraverso la penisola, passando per Astorga e Zaragoza, ove, sconfortato, Giacomo riceve la consolazione ed il conforto della Vergine, che gli appare (secondo la tradizione il 2 gennaio del 40) sulle rive del fiume Ebro, in cima ad una colonna (pilar) romana di quarzo, e gli chiede di costruire una chiesa in quel luogo. Questo avvenimento servì per spiegare la fondazione della Chiesa di Nuestra Señora del Pilar a Zaragoza, oggi basilica ed importante santuario mariano del cattolicesimo spagnolo. Da questa terra, attraverso l’Ebro, Giacomo probabilmente si diresse a Valencia, per imbarcarsi poi in un porto della provincia di Murcia o in Andalusia e far ritorno in Palestina tra il 42 ed il 44 d.C..
Oramai in Palestina, Giacomo, assieme al gruppo dei “Dodici”, entra a far parte delle colonne portanti della Chiesa di Gerusalemme, ricoprendo un ruolo di grande importanza all’interno della comunità cristiana della Città santa. Opera in un clima in cui in tutti i modi si cercava di sradicare il cristianesimo, tant’è che agli apostoli venne proibito di predicare. Tuttavia Giacomo annunciava il suo messaggio evangelizzatore a tutto il popolo, e aveva molto seguito in virtù della sua capacità comunicativa, della sua dialettica e della sua pesonalità.
Erode Agrippa I, re della Giudea, per placare le proteste delle autorità religiose, per compiacere i giudei ed assestare un duro colpo alla comunità cristiana, lo sceglie in quanto figura assai rappresentativa e lo condanna a morte per decapitazione. In questo modo diventa il primo martire del collegio apostolico. Questa del martirio di Giacomo il Maggiore è l’ultima notizia tratta dal Nuovo Testamento. Secondo la tradizione, lo scriba Josias, incaricato di condurre Giacomo al supplizio, è testimone del miracolo della guarigione di un paralitico che invoca il santo. Josias, turbato e pentito, si converte al cristianesimo e supplica il perdono dell’Apostolo: questi chiede come ultima grazia un recipiente pieno d’acqua e lo battezza. Ambedue verranno decapitati nell’anno 44. Dice la leggenda che due dei discepoli di Giacomo, Attanasio e Teodoro, raccolsero il suo corpo e la testa e li trasportarono in nave da Gerusalemme fino in Galizia. Dopo sette giorni di navigazione giunsero sulle coste della Galizia, ad Iria Flavia, vicino l’attuale paese di nome Padrón.
Una volta approdati, i discepoli incontrarono seri problemi per seppellire il corpo del loro maestro, a causa della regina Lupa, ma soprattutto del re Duyo, nemico dichiarato del cristianesimo. Dopo una serie di fatti miracolosi, la regina Lupa si convertì al cristianesimo e l’Apostolo fu sepolto nel luogo che successivamente vedrà la nascita della città di Santiago.