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La Confraternita San Giacomo di Cuneo ha effettuato l’assaggio della Via Francigena 2° dal 10 al 19 settembre 2019.
Sin dall’antichità il Piemonte è stato fondamentale terra di passaggio dalle Alpi alla Pianura Padana: ciò spiega l’importante ruolo che Augusta Taurinorum, oggi Torino, continuò a esercitare, anche dopo l’epoca romana, quale punto nodale dei percorsi diretti ai passi alpini, ma anche alla Terra Santa e a Roma. Citata già nel 333 d.C. dall’anonimo autore dell’Itinerarium burdigalense, l’area di Torino legata alla Via Francigena è individuabile nel cosiddetto Quadrilatero Romano, dove ebbe origine l’Augusta Taurinorum dal caratteristico assetto urbanistico ancora oggi visibile: nei pressi della Porta Secusina (attuale Porta Susa a Torino e dove inizia C.so Francia) si contavano una dozzina tra hospitalia e xenodochia per l’accoglienza. Dal centro di Torino si prosegue quindi lungo il Po e si raggiunge Chivasso. Da qui iniziavano terre di acque e paludi, oggi divenute risaie che si aprono sulla pianura di Vercelli. Percorrere oggi questo tratto di Via Francigena significa attraversare un territorio ricco di testimonianze architettoniche e paesaggistiche, caratterizzato dalla regolarità geometrica dei campi prima e delle risaie poi, terre che testimoniano l’ingegno e la laboriosità dell’uomo.
1° tappa da Torino a Castiglione Torinese – km. 21,7; dislivello + 130 m. La partenza è da P. Castello di Torino dove ci si immette in Via Po; poi si attraversa il fiume seguendone la sponda destra passando nel Parco Michelotti e nella Riserva Naturale del Meisino, e si prosegue fino a San Mauro Torinese, già nota in epoca romana come Pulchra Rada per la favorevole posizione su un tratto navigabile del Po. Nel 1400 l’abitato venne rinominato San Mauro, in onore del monaco benedettino che qui sostò durante il ritorno in Francia nel VI secolo. Da San Mauro il percorso prosegue lungo il canale idroelettrico di Cimena, avvicinandosi alla collina e all’abitato di Castiglione Torinese sino all’incrocio con la strada per Chieri, nei pressi della Chiesa di San Claudio e San Dalmazzo, dove termina la tappa.
2° tappa da Castiglione Torinese a Rondissone – km. 23.8; dislivello minimo. Lasciata Castiglione Torinese si raggiunge in breve Gassino Torinese con un tratto interamente in ambito urbano. Il percorso prosegue con andamento tortuoso ancora lungo il canale, in direzione della Piana di San Raffaele, raggiunge la sponda destra del Po e ne segue il corso fino a superare il promontorio collinare di Cimena. Superato l’abitato in direzione di Chivasso e attraversato il Bosco del Vaj, tutelato dal Parco Naturale della Collina Torinese, si arriva alla Chiesa di San Genesio. Dal bivio per Castagneto Po si giunge infine alla rotonda da cui si imbocca il rettilineo che supera il ponte sul Po e porta verso il centro di Chivasso. E’ proprio qui che ha inizio il Canale Cavour, realizzato tra il 1863 e il 1866, uno dei massimi esempi di ingegneria idraulica dell’epoca; costeggiandolo si arriva alla frazione Castelrosso. Si sarebbe dovuto proseguire per Torrazza Piemonte, ma la mancanza di accoglienze ci ha fatto deviare dal tracciato della Via Francigena, per raggiungere Rondissone dopo 6 km, utilizzando strade secondarie, superando due linee ferroviarie e l’A1, sempre nella pianura
3° tappa da Rondissone a Cascina Colombara – km 22,3; disl. minimo. Si parte da Rondissone e dopo aver superato l’A1 ci si immette in una stradina asfaltata secondaria (percorso n° 7 pista ciclabile la Dora Baltea) che segue il fiume all’interno del Parco Fluviale del Po per poi diventare sterrata; si lascia sulla sinistra l’isola formata dalla Dora Baltea e dopo 4,5 km si arriva alla Provinciale proveniente da Torrazza e ci si rimette sul tracciato della Via Francigena svoltando a sinistra. Attraversato il ponte sulla Dora Baltea, uno sterrato porta a Saluggia (centro con tutti i servizi). Lasciata Saluggia si giunge a Lamporo, il cui toponimo deriva dalla roggia Amporium che ancora oggi attraversa longitudinalmente tutto l’abitato, agli estremi del quale è scavalcata da due chiesette. Qui si trova un piccolo, ma accogliente ostello a donativo. Proseguendo in direzione Vercelli si arriva a Cascina Colombara, esemplare azienda agricola corrispondente all’antica struttura della “corte chiusa”: alcuni ambienti conservati ne documentano le caratteristiche abitative e funzionali tra 1800 e 1900, e ospitano il Museo La Risaia, dedicato alle mondine e al loro duro lavoro. Vicino a questo capolavoro di edilizia agricola, che vale una visita, termina la tappa.
4° tappa da Cascina Colombara a Vercelli km 27,3 – disl. minimo Ci si immerge da subito nell’agro vercellese per raggiungere Leri, che si riconosce per le due grandi ciminiere della centrale termoelettrica; la zona è caratterizzata dalla presenza delle grange, che erano organizzazioni agricole nate nel XII secolo grazie ai monaci benedettini cistercensi in collaborazione con conversi e contadini e qui vincolate all’Abbazia di Lucedio (che con una piccola deviazione si può raggiungere). Si sfiora il paese di Castelmerlino e in mezzo alle risaie si raggiunge la provinciale per Vercelli. Da qui vi sono alcune varianti alla trafficata SP come quella che passa per Darola, altra importante grangia legata alla già citata abazia e Ronsecco il cui toponimo significa luogo incolto e arido, mentre oggi è immersa nel paesaggio a risaia fra rogge, sorgive e cascine. Proseguendo si è a Lignana nota per il castello, oggi adibito ad azienda agricola e dove ritroviamo la Provinciale per Vercelli. Seguendola ci si porta a Larizzate un tempo grangia e luogo di difesa come avamposto delle mura di Vercelli: ancora oggi sono ben visibili le torri cilindriche e le parti di un castello. Continuando si è alla periferia della nostra meta; attraversando il tessuto urbano si arriva alla centralissima Piazza Cavour rappresentativa della città di Vercelli in cui si conclude la tappa. Città ricchissima di monumenti e di storia che merita una visita. Qui a Vercelli abbiamo la possibilità di incontrare i pellegrini che arrivano dal Gran San Bernardo presso il noto Ostello Sancti Eusebi.
5° tappa – da Vercelli a Robbio km 20,1 – disl. minimo – Usciti da Vercelli la prima parte della tappa si sviluppa lungo l’argine del Sesia, tra pioppeti e risaie fino a Palestro, paese famoso per l’omonima battaglia durante la 2° guerra d’Indipendenza nel Risorgimento. A Palestro il percorso passa vicino alla Torre medioevale dove vi è un piccolo ostello privato gestito da Ambra; una breve fermata è d’obbligo. Da Palestro si percorrono dapprima gli stretti arginelli che separano i campi allagati e, nell’avvicinarsi a Robbio, si transita in banchina lungo una strada provinciale poco trafficata. Con l’arrivo a Robbio la tappa si conclude davanti alla Chiesa di San Pietro. Termina così il 2° assaggio della Via Francigena.
Note: Il tratto della Via Francigena da Torino a Vercelli non presenta difficoltà particolari e può essere affrontato da tutti non essendoci dislivelli degni di nota. La segnaletica (quella tipica della Via Francigena) in alcuni punti è lacunosa e vi sono delle varianti nel percorso; e le indicazioni sul sito internet non sempre coincide con quanto riportato dalla guida; può essere utile munirsi delle tracce GPS. Periodo migliore è la primavera o l’inizio dell’autunno. Le accoglienze non sono molte e a volte obbligano a tappe un po’ più lunghe del solito. Comunque ne vale la pena; solo l’attraversamento delle risaie, che qui troviamo nella seconda parte del percorso, è sempre ricco di immagini e sfumature imperdibili, soprattutto all’alba.
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