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Venti persone hanno partecipato allo splendido viaggio di Confraternita egregiamente organizzato dal Priore Giancarlo e realizzato nei primi giorni di settembre.
Meta il Santuario della Madonna della Corona, alle pendici del Monte Baldo, in quel di Verona, non lontano dal lago di Garda. Il Santuario, che proprio quest’anno ha celebrato il giubileo per i suoi cinquecento anni di vita (1522-2022) si trova letteralmente “piantato” nella roccia a 774 metri sul livello del mare ed è raggiungibile con un sentiero, in gran parte scalinato di oltre 1800 gradini e protetto con mancorrenti in acciaio nei punti più ardui e ripidi.
Naturalmente oggi il Santuario è raggiungibile in automobile e autobus, con una strada che porta al di sopra del Santuario, al quale si accede comodamente con un percorso a piedi di discesa in quindici, venti minuti o persino con una navetta che continuamente porta e riporta i turisti e pellegrini pigri. Questo spiega la grande affluenza di pellegrini, turisti, devoti anche dall’estero.
Noi naturalmente lo abbiamo raggiunto a piedi con una bella salita di circa due ore.
Il nostro viaggio è partito da Verona e precisamente dalla basilica di San Zeno che segna l’inizio del cammino di Santa Maria. Abbiamo il primo giorno percorso il sentiero che costeggia l’Adige, molto vario, ombroso e mai monotono per la varietà di paesaggi e punti di vista panoramici e storici (piccole chiese antiche, impianti idraulici dell’Ottocento) raggiungendo la cittadina di Bussolengo (circa 17 kilometri).
Questo percorso è molto particolare un quanto è intelligentemente accompagnato, grazie a chi lo ha ideato, da una serie di piccoli momenti di riflessione (audio files), che riprodotti sui cellulari ci hanno offerto momenti di meditazione in comune, con passi biblici e notizie storiche; inoltre abbiamo anche sperimentato alcuni gesti che il cammino offre; tutto insieme ci ha accompagnato gradualmente alla meta spirituale, favorendo un più forte legame di amicizia e solidarietà di gruppo.
A Bussolengo abbiamo fatto base per quattro giorni avendo a disposizione un autobus che ci è servito da navetta per tutto il tempo del soggiorno. Questo modo di viaggiare, già sperimentato lo scorso anno sul Cammino toscano di San Jacopo, consente un’ampia partecipazione, anche ai confratelli e consorelle non più giovanissimi, evitando il trasporto di uno zaino pesante e con la sicurezza psicologica di avere un mezzo di trasporto a disposizione per eventuali malori o stanchezze.
Il mattino seguente sempre risalendo lungo l’argine sinistro il nostro bel fiume raggiungiamo Rivoli Veronese (km18 circa) con una tappa piacevole in mezzo alla natura e senza troppa fatica.
Il terzo giorno è più impegnativo perché dopo una diecina di km, in gran parte sul tratto Trento – Verona della ciclabile nazionale n.1, che scende dal Brennero per arrivare a Verona ed oltre, giunti ai piedi del Santuario, nel paesello di Brentino, dinnanzi agli occhi appare il sentiero, duro ed erto, che ci porterà alla meta (è “ il Sentiero della Speranza”).
Ci arrampichiamo con calma, facendo le dovute piccole soste per riprendere il fiato, senza fretta, con momenti paesaggistici stupendi perché man mano che si sale la pianura sottostante si allarga sempre più, lasciando spaziare la vista a perdita d’occhio. Il Santuario non appare mai, ben nascosto nella roccia ma finalmente, quasi alla fine del faticoso tragitto, spunta tra le rocce. E’ incastonato perfettamente nella rupe su cui è stato eretto dai nostri antenati, che senza macchine e tecnologia, ma con grande fede, hanno saputo fabbricare questa ed altre meraviglie, che ancora dopo secoli sanno farci stupire e restare incantati e senza parole.
E’ un luogo particolare questo Santuario che, pur affollato in questa domenica, da molti turisti e pellegrini che scendono dal paesino di Spiazzi, sa emanare un senso di raccoglimento particolare, un’atmosfera di forte spiritualità. Partecipiamo alla Messa dei pellegrini delle ore 15.00 con raccoglimento, i nostri fazzoletti gialli di Confraternita al collo a segnalare che siamo pellegrini giunti a piedi da lontano, lentamente e preparati spiritualmente; questo fa sì che siamo accolti con grande simpatia da un giovane sacerdote Don Martino sia prima e che dopo la Messa nel momento in cui si timbrano le credenziali in sacrestia. Dopo la Messa il prete racconta la storia del santuario, le sue origini, il suo sviluppo, le sue vicende e il suo successo nel tempo con l’arrivo di sempre più numeroso di pellegrini e di persone in ricerca.
Il quarto e quinto giorno sono stati dedicati al turismo: Il quarto ci ha visti passeggiare tra le vigne ricchissime del Valpolicella, con una rilassante passeggiata ad anello da San Giorgio Valpolicella, con pranzo al sacco nella grande piazza (fortunatamente deserta perché era lunedì) e possibilità di visitare la meravigliosa chiesa romanica del paesino molto ben restaurata e ricca di affreschi antichi. Pomeriggio rilassante e libero nel bel paese di Garda a contemplare il lago da vicino, sulle sue sponde, in una giornata molto calda, ma anche luminosa. Tanti tedeschi, tanti bar e ristoranti, negozietti dove le signore hanno potuto lustrare gli occhi e fare shopping per sé, per i figli o nipoti.
L’ultimo giorno è stato ancora dedicato al lago di Garda; l’autobus ci ha lasciati a San Zeno di Montagna e di lì un bel sentiero tra i boschi, con vista continua da diverse angolazioni sul lago, ci ha fatto scendere gradualmente prima al paesino di Crero e poi al lago a Torri di Benaco, dove l’autobus ci aspettava per riportarci, purtroppo a casa! Ma prima il bel ponte tibetano, lungo trentaquattro metri e sospeso all’altezza di quarantacinque, con vista su gran parte del lago.
Si termina in bellezza facendo una minicrociera attraversando il lago di Garda con il traghetto (sia noi che il bus) da Torri di Benaco a Maderno sulla sponda bresciana. Poi tutti sul bus per tornare a Cuneo.
E’ stato un viaggio molto appagante, che ha vissuto sia momenti intensi di riflessione che altri gioiosi e spensierati grazie ad un gruppo affiatato e coeso. Arrivederci a tutti e grazie.
Il Rettore A. Vertamy
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